PERCHE’ ANCORA DOPO 10 ANNI LA GENTE NON CAPISCE LA SINISTRA E SEGUE BERLUSCONI?

Dieci anni fa scrivevo che la deflazione sarebbe stata accettabile da parte dei dominati nonostante fosse recessiva purchè la si fosse adottata solo per un paio di anni dall’entrata in vigore dell’euro, giusto per aiutarlo a non morire neonato, mentre, a stabilizzazione raggiunta, si sarebbe imposta una importante scelta di campo tra una “”Europa della Finanza” ed una “Europa dei popoli”:

1) continuare a adottare la “deflazione” pur sapendo benissimo che è  recessiva, per avere un euro “forte” e “pompare” la borsa onde tentare di così conseguire una espansione senza inflazione dove i Consumi di lusso dei ceti beneficiati dalla crescita indefinita dell’indice di borsa  avrebbero più che compensato la contrazione dei consumi popolari pubblici e privati causata dalla deflazione adottata per ”pompare” euro e borsa.

2) varare una “espansione keynesiana” trainata dai Consumi popolari interni pubblici e privati pur sapendo benissimo che è inflattiva e che comporta un euro “debole”. Conseguentemente, reintrodurre alle frontiere della UE dei controlli valutari anti-speculazione simili a quelli vigenti al tempo del “serpente monetario” onde potere svalutare progressivamente l’euro in misura pari all’eventuale differenziale di  inflazione che residuasse rispetto alle altre aree valutarie nonostante l’adozione del calmiere all’ingrosso, al fine di mantenere invariata la competitività relativa dei rispettivi Export-Import al variare delle singole  inflazioni interne. Nello stesso momento, per proteggere la borsa e il mercato mobiliare interno dalla speculazione interna e internazionale, introdurre adeguati controlli borsistici anti-speculazione quali il divieto del credito alla borsa per stroncare l’effetto “leva” e consentendo le sole operazioni “a pronti”, nonchè tassando le rivendite di titoli a breve distanza di tempo dai relativi acquisti quando avvengono senza  parallele operazioni “fisiche”.

Lamentavo poi la totale latitanza di scienza e media su queste due opzioni e sullo scontro di classe sotteso, ed invitavo gli intellettuali organici dei dominati, cui è “oggettivamente” funzionale la seconda opzione (Salario e Profitto da impresa), a fare  controinformazione economica contro la Rendita e i trust finanziarizzati, cui lo è la prima.

Quasi subito il crack della new economy mostrò, indipendentemente dalla sua totale mancanza di eticità sociale, la non praticabilità concreta della prima opzione nel periodo medio-lungo. Questa illusorietà venne poi ribadita dagli ulteriori crack successivi alle due torri e poi ancora, se mai qualcuno ancora ne avesse dubitato, al tempo della così detta “crisi dei subprime”, su cui torneremo tra poco.

Nel frattempo, peraltro, abbiamo avuto la “stagflation”, ovvero una inflazione più bassa di quella degli anni ’90 ma comunque inspiegabile alla luce degli assiomi del Pensiero Unico perchè palesemente accompagnata da una stranissima stagnazione/recessione.  Una inflazione in verità  assolutamente volontaria e che è stata ottusamente contrastata con la deflazione anziché con il calmiere all’ingrosso, aggiungendo inutilmente, così, recessione a recessione.

In ossequio ai principi pseudo liberisti di Maastricht ribaditi nel patto di stabilità, del resto, ci eravamo impegnati a persistere nel tentativo di conseguire almeno due su tre degli arcinoti parametri comunitari: debito/PIL entro il 60%, deficit/PIL entro il 3% ed inflazione entro il 2%! La prima opzione, dunque, era ormai una scelta comunitaria irreversibile, poiché per sperare di conseguire questi tre obiettivi seguendo il Pensiero Unico  non si poteva certo espandere keynesianamente la Domanda interna, ma, come vedremo tra poco, tagliare indefinitamente retribuzioni e welfare.

Mentre la destra nicchiava sulla deflazione perché poco compatibile con il mantenimento populista del consenso e perché, essendo tradizionalmente antiplutocratica, era ed è istintivamente guardinga verso le istanze di banche e finanziarie, la sinistra si appiattiva incredibilmente sulle posizioni pseudo liberiste e si vantava perfino, nei due anni del governo Prodi, di essere riuscita a contenere il debito pubblico tagliando il welfare! E si stupiva, poi, se non veniva capita dai lavoratori che sempre più numerosi preferivano la deriva populista berlusconiana da cui istintivamente sentivano avere più da guadagnare che dalla deflazione recessiva della sinistra!

Poi cominciò anche la polemica “mercatista” di Tremonti, che, per quanto moralisteggiante e poco precisa, veniva osteggiata strenuamente dagli ambienti creditizio-finanziari e … dalla sinistra! Ancora una volta l’elettorato popolare aveva ragione di credere che la sinistra fosse una sinistra solo snob e per nulla attenta alle condizioni materiali di vita della gente, a partire dai lavoratori e dai pensionati per finire ai ceti medi, passando per gli utenti dei servizi sociali.

E nel frattempo, infatti, erano proprio queste condizioni materiali a peggiorare progressivamente quanto irrefrenabilmente: accanto al lavoro interinale, introdotto dalla sinistra (e da allora mantenuto “transitoriamente” da entrambe le compagini quando al governo del paese l’avrebbero potuto benissimo eliminare) nel tentativo impossibile di fare così acquisire alle nostre imprese una competitività “stracciona” sufficiente per battere la concorrenza “sleale” delle multinazionali delocalizzate in aree del terzo mondo dove producono sottocosto nel massimo dispregio della natura e dell’uomo per poi Esportare al nord il 95% della Offerta così prodotta, anche il potere di acquisto “reale” delle retribuzioni e delle pensioni e la qualità effettiva dei servizi pubblici calava progressivamente dalla metà degli anni ’90, ma alla gente si offriva di scegliere tra le seguenti spiegazioni “impossibili”: a)erano il peso del debito pubblico pregresso e i nostri impegni comunitari che ci imponevano i sacrifici che tutti stavano sentendo sulla propria pelle; b)era tutta “colpa dell’euro”, ma ormai …; c)non era vero nulla, in quanto, statistiche alla mano, il PIL cresceva, pur blandamente, ma cresceva, e retribuzioni e welfare “tenevano”!

La compagine di volta in volta al governo puntava ogni volta sulla terza pseudo spiegazione, e, quando si trovava all’opposizione, lamentava il peso sociale di quelle stesse scelte che quando si trovava al governo si vantava di avere con successo adottato per rispettare i nostri impegni comunitari! Entrambe, poi, ventilavano la seconda spiegazione pur professandosi entrambe “euroconvinte”, laddove  all’opinione pubblica e ai media sembrava molto più “euroscettica” la destra, specialmente “mercatista”. E, si badi, questa era una operazione demagogica delle più infami: attribuendo all’euro la responsabilità di un impoverimento che nello stesso tempo si negava, si sostituiva schizogenamente un ricordo vero con un ricordo falso!

Nel 2000 eravamo tutti con gli occhi spalancati per cogliere in fallo il minimo aumento ingiustificato e denunziarlo inesorabilmente. Monitoravamo tutti e con la massima attenzione caffè, quotidiani, biglietti del tram e quant’altro, ma … non ci saremmo accorti che l’euro ne ha raddoppiato il prezzo sotto il nostro naso! Pazzesco! E quando sarebbe accaduto, poi? Nel 2001? E da allora ad oggi non sarebbe più lievitato niente?

La misera verità era invece un’altra: ogni anno l’ISTAT ha sottostimato ufficialmente l’inflazione di almeno il 3% all’anno ed è stato così che in dodici anni (e non di botto e poi più nulla), al 3% composto annuo, retribuzioni, pensioni, welfare e lo stesso PIL “reali” si sono dimezzati a totale insaputa di una opinione pubblica cui si è negato l’evidente e si sono fornite psudo-spiegazioni che non meriterebbe nemmeno un bambino di otto anni!  Con la complicità inquietante e omertosa di scienza, media e politici di ogni orientamento, ed anche delle agenzie internazionali di rating e degli organismi di controllo comunitari!

E poi ci si stupisce se il qualunquismo diventa l’opzione politica più matura ed equilibrata possibile! Durante la prima repubblica la classe politica, per quanto maneggiona e tornacontista, aveva comunque una maturità politica e una cultura nettamente superiori alla media del corpo elettorale. Oggi, invece, è il contrario esatto, e, per giunta, dopo avere fatto di tutto, optando per il maggioritario, perchè gli eletti dal popolo fossero scelti al di fuori di ogni clientelismo ma solo per meriti personali. Il risultato è infatti che ci ritroviamo degli yes-men e la classe politica più incompetente e meno dotata di spessore culturale, umano, politico e spirituale di sempre!

Vediamo allora di comprendere meglio qual’è lo scontro di classe sottostante la stagflation e la deflazione recessiva con cui sono ormai  15 anni che la si tenta ottusamente di contrastare e mettiamo alcuni punti fermi:

1) tagliare la spesa pubblica per corrispondentemente rimborsare parte del debito pubblico pregresso è la quintessenza della stupidità poiché ogni volta si provoca una contrazione recessiva del PIL che è multipla rispetto al taglio operato e che per giunta comporta una contrazione delle entrate fiscali pari al 40% circa della contrazione del PIL, aggravando doppiamente così quel rapporto debito/PIL che si voleva ingenuamente ridurre.

2) il 90-95% dei bot resta invenduto abitualmente nelle aste e viene “collocato elettronicamente” presso le banche scambiandolo con una Moneta creditizia che viene creata “allo scoperto” grazie al moltiplicatore dei depositi. Esso, pertanto, costituisce una partita di bilancio puramente “virtuale” che oltretutto, quando sono pubbliche le banche “collocatarie” (com’era nella prima repubblica), si annulla del tutto, venendo a coincidere la figura del debitore (lo stato) con quella del creditore (le banche pubbliche). La seconda repubblica, però, ha purtroppo svenduto le nostre 4 banche pubbliche “collocatarie” ad un prezzo cento volte inferiore ai soli bot “collocati”, quello stimato corretto utilizzando quali consulenti … i consulenti degli acquirenti! Ed in quel momento al governo c’era la sinistra, indotta in errore dalla sudditanza impossibile verso il Pensiero Unico e verso gli ambienti creditizio-finanziari. Ma era davvero così difficile capire che era impossibile “fare cassa” svendendo le banche … collocatarie?

3) statistiche alla mano, mentre i Risparmi medi sono il 20% circa del PIL, gli Investimenti produttivi sono di media appena il 4% circa del PIL. Nessuna “fame endemica” di Capitali, dunque, poiché semmai il capitalismo soffre di un “sottoconsumo endemico” che impedisce al ciclo di “chiudersi” spontaneamente e, dunque, occorre indagare come venga invece chiuso, visto che in mancanza il sistema impanderebbe al ritmo dettato da quella parte di “gap”  (pari al 16% circa del PIL) non colmato.

4) questo “gap” non viene colmato con le Esportazioni né mai potrebbe esserlo poiché non è pensabile un sistema-mondo nel quale alcuni paesi sono indefinitamente Esportatori ed altri Importatori, laddove Esportare di più vuol dire nel contempo Esportare necessariamente, insieme ai propri beni ed ai propri servizi, anche tanti fallimenti e tanta disoccupazione quanti ne comporta la mancata produzione nazionale che si va soppiantare con le proprie Esportazioni!

5) l’inflazione è sempre volontaria poiché occorre necessariamente creare l’asta tra i compratori sottoproducendo corrispondentemente perché i prezzi possano salire. E sono infatti i trust che sottoproducono scientificamente “strozzando” l’Offerta per fare salire i prezzi tanto da lucrare gli extraprofitti da oligopolio, gli stessi che consegue l’ingrosso agroalimentare quando distrugge periodicamente le derrate “in eccesso” (da suo punto di vista). E se è vero che sottoprodurre è meno evidente di distruggere, resta che senza la complicità di scienza, media e forze politiche un simile scempio non potrebbe passare inosservato, anche perché ad una inflazione “da oligopolio” corrisponde necessariamente anche una disoccupazione “da oligopolio” ed una sottoproduzione “da oligopolio”! Ecco, peraltro, perché oggi non può esserci espansione senza inflazione, a meno di adottare il calmiere all’ingrosso e l’anti-trust.

6) la “stagflation” consiste invece in una inflazione pur bassa, ma in costanza di stagnazione/recessione. Si spiega con una contrazione volontaria dell’Offerta da parte dei trust maggiore rispetto a quanto la Domanda non stia calando di suo. Solo se l’Offerta resta inferiore alla Domanda, infatti, si crea quell’asta tra i compratori che fa salire i prezzi. Se l’Offerta calasse altrettanto, infatti, i prezzi non potrebbero che restare invariati. Pretendere di contrastarla con la deflazione così come pretende il Pensiero Unico significa dunque sommare inutilmente recessione  a recessione, e, dunque, volere questa recessione quale vero obiettivo nascosto dalla stagflation.

7) il “gap” viene “chiuso” abitualmente finanziando con Moneta creditizio-finanziaria “allo scoperto” tanta Domanda quanta ne serve, a totale insaputa  di una opinione pubblica cui si racconta la fiaba del rigore finanziario quale “criterium regni” e del Risparmio quale “motore” del capitalismo. Il vero problema, però, è che è una ristretta elite che decide al di fuori di qualsiasi controllo democratico quanto “gap” colmare e quanto non colmare, nonché dove colmarlo e quale tipo di Domanda finanziare “allo scoperto” per “chiudere” il circuito capitalistico, il così detto “circolo Denaro-Merce-Denaro”. Questa elite è costituita da un ristretto numero di famiglie sinarchiste le cui origini si perdono nelle nebbie del medioevo e che mantiene saldo nelle proprie mani il controllo delle più grosse banche del pianeta, inclusa la Federal Reserve e buona parte della BCE, più, indirettamente, la Banca d’Inghilterra e altre grosse banche centrali, nonché, direttamente, la maggior parte di quelle periferiche. Essa controlla altresì pure le più grosse assicurazioni e società finanziarie del pianeta, ma anche la maggior parte delle multinazionali estrattive, energetiche, industriali, mercantili e agroalimentari del pianeta. Possiede dunque il dollaro e l’euro, nonché tanta valuta in portafoglio quanta non ne posseggono tutti gli stati del mondo messi assieme. In regime di totale deregulation valutaria com’è oggi, essa tiene indefinitamente sotto scacco i governi di tutto il mondo, potendo scommettere al ribasso contro le valute riottose ai suoi voleri con una gigantesca Moneta moltiplicata dallo “effetto leva” consentito dal  credito alla speculazione, disintegrandole in poche battute.

8) Solo introducendo adeguati controlli borsistici anti-speculazione è dunque possibile salvare i mercati mobiliari dalla speculazione e solo reintroducendo i controlli valutari anti-speculazione vigenti un po’ dappertutto da Bretton Woods fino agli anni ’80 è  possibile liberare i parlamenti da questo ricatto, consentendo loro di varare politiche espansive in regime di inflazione “controllata”, svalutando quindi  progressivamente il cambio della propria valuta in proporzione all’eventuale differenziale residuo di inflazione per mantenere inalterata la competitività relativa dei rispettivi Import-Export anche a fronte di tassi diversi di inflazione interna. E’ solo nazionalizzando il credito che è infine possibile porre sotto controllo democratico la Moneta (è con la Moneta creditizia, infatti, che avviene il 99% delle transazioni “fisiche”) e nel contempo fare diventare il debito pubblico una semplice partita di giro semplicemente “collocando elettronicamente” presso il polo bancario pubblico tutti i bot invenduti nelle aste.

9) una volta per tutte deve essere chiaro che quando sale l’indice di borsa o il prezzo al mq del mattone senza che aumenti parallelamente la ricchezza “fisica” che i titoli rappresentano o la qualità degli immobili, non aumenta affatto la ricchezza comune, ma aumenta solo il valore nominale dei cespiti mobiliari e immobiliari che, inflazionati dalla speculazione, possono così “comprare senza pagare” più beni e più lavoro di prima. Solo quando il denaro si trasforma in una quantità maggiore di denaro attraverso la parallela applicazione della intelligenza e della fatica umane alla trasformazione “fisica” della natura onde produrre “merci” da vendere sul mercato, nel così detto “circolo D-M-D”, si ha una crescita della ricchezza comune, pure se poi la si redistribuisce in modo ineguale. Quando invece il denaro si trasforma in una quantità maggiore di denaro al di fuori di qualsiasi creazione di “merci”, nel così detto “circolo Denaro-Denaro”, non si crea nessuna ricchezza aggiuntiva ma è la stessa ricchezza di prima che viene redistribuita regressivamente, dai ceti produttivi (Profitto e Salario) verso quelli parassitari (Rendita), senza che questi abbiano minimamente contribuito a produrla. E tutto ciò quando ormai sappiamo bene che non serve a nulla iper-remunerare Capitali di cui non esiste nessun bisogno, essendo semmai sempre eccedenti rispetto alle necessità per fini produttivi e costituendo perfino un problema nella misura in cui allargano un “gap” che occorre invece colmare per “chiudere” il circolo D-M-D.

10) la borsa non ha nessuna utilità concreta per convogliare i Risparmi verso gli Investimenti produttivi. Non ce l’ha mai avuta storicamente, poiché ha finanziato sempre e solo i gruppi societari più forti, quelli stessi che avevano già sufficienti riserve proprie o potevano accedere al credito privilegiato delle banche loro “sorelle”. Non ce l’avrebbe nemmeno nel momento in cui il costituendo polo bancario pubblico potrebbe finanziare le iniziative meritevoli ordinariamente snobbate dal sistema bancario privato come dalla borsa. Ma soprattutto è troppo costoso come finanziamento, nella misura in cui produce una “bolla” speculativa gigantesca che redistribuisce regressivamente la ricchezza dai ceti produttivi verso quelli parassitari. Si calcola infatti che la Moneta cartolare oggi esistente nel mondo potrebbe comprare (senza pagare) decine e decine di volte tutto ciò che è acquistabile sul pianeta e che la sola massa dei derivati speculativi è stimata tra 13 e 20 volte il PIL-mondo (tra $ 1.000.000 e 650.000 Mld, rispetto a $ 50.000 Mld). Con buona pace di chi crede ancora nella balla spaziale del rapporto 1:1 che dovrebbe esistere tra la Moneta e ciò che essa compra, pena l’iperinflazione, e che per questo verrebbe rigidamente controllato dalle autorità monetarie statali. Ed è sempre questa borsa di cui nessun uomo di buona volontà sentirà mai la mancanza che consente le criminali oscillazioni delle quotazioni di commodities quali il petrolio e i cereali che tutti abbiamo visto in questi ultimi anni, e che tanti lutti provocano alle più deboli popolazioni. Per ogni barile “fisico” di petrolio che passava di mano ben 1.250 ne passavano di “virtuali” nel 2006 sotto forma di derivati speculativi sul petrolio, e ben 100.000 nel 2008, facendo prima salire a $ 150 al barile la sua quotazione per poi farla rapidamente scendere fino a $ 30, e quindi risalire fino a $ 70, a fronte di una Domanda effettiva che si è più che dimezzata negli ultimi 15 anni! Chi soffrirà per la scomparsa di una borsa che ha fatto tremare tutti materializzando l’incubo horror di una disintegrazione dell’intero sistema creditizio-finanziario mondiale quando è scoppiata la crisi dei subprime? E badare che non si è trattato affatto della crisi dei mutui-casa USA impagati, ma la crisi dei derivati speculativi sul petrolio e, in parte, dei derivati speculativi sulla criminale  ipercartolarizzazione “allo scoperto” dei subprime!  Chi ha avuto il piacere di apprenderlo dai media? Chi ha mai sentito parlare del ruolo svolto da quegli stessi derivati speculativi sul petrolio che ne facevano schizzare in su e in giù la quotazione? Chi ha saputo della cartolarizzazione al triplo che venne inizialmente fatta dei mutui subprime da parte delle banche mutuatarie, della cartolarizzazione della cartolarizzazione che venne fatta poco dopo, e, ancora, della gigantesca massa di derivati speculativi su questa ipercartolarizzazione “allo scoperto” che è stata fatta dopo ancora? A chi è stato spiegato, quando la Lehman bros, con i libri certificati il venerdì, li ha portati in tribunale il lunedì successivo, che per ogni banca debitrice in forza dei derivati speculativi “perdenti” nelle sue mani c’era comunque un’altra banca che risultava creditrice in forza dei medesimi derivati speculativi, che per lei erano e sono necessariamente “vincenti”, e, ancora, che sia le banche creditrici che quelle debitrici erano tra loro “sorelle” per essere tutte consorziate nella Federal Reserve, il che rendeva questo fallimento un banalissimo fallimento intergruppo, evitabile a monte distribuendo meglio i vincenti e i perdenti, e comunque evitabilissimo a valle, semplicemente  annullandoli entrambi? Chi lo ha spiegato al congresso USA quando approvava un piano Poulson che è costato decine di  volte di più della riforma sanitaria per cui gli americani avevano votato Obama?

CONCLUDENDO

Come fa un elettore a votare con maturità e coscienza se viene tenuto all’oscuro di tutte queste cose? Un elettore che viene trattato come un bambino di otto anni raccontandogli balle spaziali quali quelle del rigore finanziario quale regola per il retto governo, quando  invece si chiude il “gap” con una “finanza allegra” mista di pubblico e privato costituita dalla gigantesca Moneta creditizio-cartolare “allo scoperto” creata dal sistema. Dell’inflazione che si combatterebbe con la deflazione, mentre essa è sempre e solo volontaria e la si combatte solo con il calmiere all’ingrosso e l’anti-trust. Di una assolutamente inesistente “fame endemica” di Capitali, quando invece i Risparmi sono già 5 volte quanto basta per gli Investimenti produttivi e c’è semmai un “gap” pari al 16% circa del PIL che si copre come abbiamo visto. Di un debito pubblico che sarebbe sempre eccessivo e che si contrarrebbe tagliando la spesa pubblica, quando invece è quasi totalmente “virtuale” perché “collocato elettronicamente” e si risolve in uno stupido boomerang che manca il bersaglio tentare di ripagarlo tagliando la spesa pubblica. Di una competitività “stracciona” che sarebbe vincente nel mondo anche a fronte della concorrenza “sleale” delle multinazionali delocalizzate e degli accordi di cartello che rendono quasi insensibile l’Import-Export rispetto a inflazioni e cambi. Di un euro “forte” che renderebbe meno care le Importazioni “necessarie”, ma che nel contempo e per lo stesso motivo rende meno care anche quelle non-necessarie e rincara tutte le nostre Esportazioni? Della convenienza di perseguire una compressione indefinita di retribuzioni e welfare che abbiamo già visto essere  impossibile da spendere nei mercati internazionali e che in definitiva mirerebbe solo ad Esportare nei paesi “fratelli” quei fallimenti e quella disoccupazione che non si vuole risolvere espandendo keynesianamente la Domanda interna? E mille altre bugie ancora.

E chi dovrebbero votare, poi, se né destra né sinistra hanno la più pallida idea di tutte queste cose e chiedono il voto su items quali i matrimoni dei preti, le adozioni gay, la bioetica, la pillola abortiva, il crocifisso nelle scuole e altri temi civili, concordando, invece, sul mantenimento del lavoro interinale, sul contenimento di retribuzioni, pensioni e stanziamenti per il welfare, di cui negano concordemente la falcidia brutale quanto inutile operata dalla sottostima ufficiale ISTAT dell’inflazione per negare la legittima restituzione del potere d’acquisto intanto perduto, onde onorare i nostri impegni comunitari e contenere un’inflazione di cui ignorano la volontarietà e un debito pubblico di cui ignorano la virtualità? Chi dovrebbero votare se destra e sinistra danno lo spettacolo indecente di invettive reciproche personalistiche da cui è sempre totalmente assente il minimo sapore politico e che sono tanto più accanite quanto più dicono la stessa cosa coloro che si contendono l’elettorato? A chi interessa davvero il conflitto di interessi o la vita sessuale di questo o quel politico piuttosto che se Berlusconi sia davvero perseguitato dalle toghe “rosse”, quando alla gente interessa semmai arrivare alla fine del mese con uno stipendio o una pensione che “comprano” sempre di meno (mentre si ostinano ad assicurargli che sono invece aumentati), la qualità dei servizi pubblici costantemente calante, la crescente  pesantezza degli affitti e dei mutui-casa, il progressivo licenziamento dei cinquantenni operato per assumere a rotazione sullo stesso posto i loro figli come precari sottopagati, la decozione progressiva “da sottoconsumo” che strozza imprese e commercianti, l’indebitamento progressivo dei ceti medi, e simili?  Agli elettori non resta dunque che votare cercando di intuire a spanne chi tra destra e sinistra renderà meno dura la loro esistenza materiale per effetto delle decisioni che adotterebbero una volta al governo, nella massima insipienza di cosa dovrebbero fare per rispondere a bisogni di gente da cui i politici sono sempre più distanti, chiusi in un solipsismo che fa presagire la notte della democrazia. Una “notte” che è tanto più probabile quanto più la gente condivide l’insipienza dei suoi politici. Ma a spanne è sempre Berlusconi quello che, grazie soprattutto al suo ministro Tremonti, sembra il meno succube di banche e finanziarie e il più euroscettico, lasciando intuire che taglierà il welfare meno della sinistra e magari ridurrà le tasse alle fasce meno abbienti, fosse pure per compiacere la destra sociale, spuntando quelle briciole di consensi in più da spendere finchè non verrà distrutto dai sicari della finanza internazionale se per farlo dovesse  sforare i parametri di Maastricht.

E sarà così finchè la sinistra non sposerà la critica del Pensiero Unico qui illustrata o finchè non opterà per la scelta fatta dalla Linke tedesca, oggi al 14% nei sondaggi.

La Linke, infatti, ha ricevuto questi consensi sostenendo che le compatibilità di sistema sono un problema esclusivo dei dominanti, che, se non riescono a rispettare il contrato sociale che sorregge la socialdemocrazia tedesca assicurando ai lavoratori casa, salute e lavoro, perdono ogni legittimità e non possono fare altro che passare la mano. Un programma certamente semplice, ma almeno politico.

Risponde purtroppo all’ingenuo senso comune l’idea che nessuna impresa capitalistica possa vivere vendendo ai propri dipendenti, ma quasi nessuno si spinge oltre nell’analisi e intuisce che più in generale il capitalismo è in sé un modo di produzione incapace di vivere di vita propria perché afflitto da una irrisolvibile contraddizione interna, costituita da un endemico sottoconsumo a sua volta causato dalla necessaria destinazione a Risparmio di una quota dei Profitti ricavati dalla vendita sul mercato di quanto prodotto! Se negasse ai capitalisti la tesaurizzazione di almeno una parte dei Profitti non reinvestiti per “chiudere” il circolo D-M-D, infatti, non sarebbe più capitalismo!

Eppure solo cogliendo questa contraddizione interna diventa possibile interrogarsi su “come” riesca il capitalismo a superarla in scioltezza e, quindi, intuire il ruolo svolto dalla gigantesca Moneta creditizio-finanziaria creata “allo scoperto” e quindi utilizzata a piacimento dalle famiglie sinarchiste che controllandola decidono sia lo sviluppo che la impansione come il loro tasso e la loro stessa allocazione geografica.

E’ questa “pietra filosofale” che occorre al più presto sottomettere al controllo democratico per scegliere democraticamente quanta e quale (e dove) Domanda “esterna” al sistema ma interna alla popolazione che ne usufruisce, da finanziare con essa “allo scoperto” per “chiudere/espandere” il circolo D-M-D.

Nulla sarà più come prima quando queste cose saranno di dominio pubblico e si capirà quanto siano stati meritati davvero i nobel per l’economia che sono stati assegnati fino a ieri, non a caso, … dalla Banca Centrale di Svezia!

La scelta tra Destra e sinistra si giocherà su tutt’altro, infatti, una volta che sarà chiaro a tutti che il vero scontro di classe oggi non è (e non è mai stato) tra Profitto e Salario, ma tra Rendita ed Extraprofitti da oligopolio, da una parte, che vogliono la deflazione recessiva in regime di deregulation valutaria, e Profitto e Salario, dall’altra, che vogliono invece una seconda Bretton Woods per espandere keynesianamente la base produttiva in regime di inflazione “controllata” ed euro “debole”. Si giocherà proprio intorno alla scelta del “tipo” di Domanda da finanziare con i bot “collocati elettronicamente” presso il costituendo polo bancario statale, con ridefinizione completa dei termini dei rapporti tra dominati e dominanti, sia all’interno del nord come nei rapporti tra nord e sud ed all’interno dello stesso sud.

E con buona pace di Bersani e Berlusconi che, a quel punto, diranno certamente che loro … l’avevano sempre detto!

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